LONDRA Entro quarant'anni diventeremo tutti
vegetariani. Non per scelta, bensì per necessità: altrimenti non ci sarà
abbastanza cibo per sfamare la crescente popolazione terrestre. Frutta e
verdura anziché bistecche e prosciutti. Ecco la dieta dei nostri figli o
nipoti, se vorremo nutrire l’intero pianeta.
La profezia viene
da un rapporto di illustri scienziati. Ma il loro è un augurio,
un’esortazione, più che un pronostico: gli esseri umani vi daranno
ascolto? Oppure nel 2050 scoppieranno le guerre del mangiare, o meglio
dell’acqua, senza la quale non ci sarebbe praticamente nulla di
commestibile da mettere in tavola? Le riserve globali di cibo
diminuiscono costantemente, afferma il rapporto del professor Malik
Falkenmark e dei suoi colleghi dello Stockholm International Water
Institute, mentre la popolazione mondiale non fa che aumentare.
Se l’umanità continua a cibarsi ai ritmi attuali, e soprattutto seguendo
la dieta odierna, entro il 2050 ci aspettano catastrofiche carenze
alimentari. E per catastrofe si intende qualcosa di molto peggio della
tutt’altro che rosea realtà attuale: già oggi, secondo cifre dell’Onu,
900 milioni di persone vanno a letto affamate tutte le sere e 2 miliardi
sono da considerare malnutrite.
Ma nei prossimi quattro decenni
la terra passerà da 7 miliardi di umani a 9 miliardi, un aumento netto
di 2 miliardi che renderà ancora più drammatica la carenza di cibo. E
allora che fare? La risposta degli studiosi di Stoccolma, il cui
rapporto è stato anticipato ieri dal quotidiano Guardian di Londra, è
netta: il mondo deve cambiare dieta. Dobbiamo diventare tutti
vegetariani, o quasi.
Attualmente ricaviamo il 20 per cento
delle proteine necessarie al nostro fabbisogno da prodotti derivati
dagli animali, che si tratti di carne o latticini; ma questa percentuale
dovrà scendere al 5 per cento o forse anche a meno entro il 2050, se
vorremo evitare carestie e conflitti causati dalla scarsità di cibo. Il
problema di partenza è l’acqua. Già oggi scarseggia e in molte regioni è
un bene più prezioso del petrolio per la sopravvivenza della nostra
specie, ma fra quarant’anni non basterà sicuramente per produrre gli
alimenti necessari a 9 miliardi di terrestri.
Il cibo ricavato
da animali, infatti, consuma da cinque a dieci volte più acqua di quella
che serve a una alimentazione vegetariana. Cambiare dieta permetterebbe
dunque di consumare meno acqua per l’agricoltura, e non solo: oggi un
terzo delle terre arabili del pianeta sono destinate alla crescita di
sementi e raccolti destinati a sfamare gli animali da allevamento. Se
mangiassimo meno animali, risparmieremmo acqua e avremmo a disposizione
più terra per altri usi agricoli. Il rapporto dello Stockholm Institute
viene reso pubblico alla vigilia dell’annuale Conferenza mondiale
sull’acqua, che si apre questa settimana a Stoccolma alla presenza di
2500 politici, rappresentanti dell’Onu, ong e ricercatori provenienti da
centoventi paesi.
Al convegno verranno dibattute anche altre
opzioni, come l’eliminazione degli sprechi alimentari, migliori scambi
tra paesi con surplus di cibo e paesi in deficit, investimenti in pompe
idrauliche e semplici tecnologie acquifere per l’Africa sub-Sahariana e
l’Asia. Ma la proposta più radicale e rivoluzionaria sarebbe al tempo
stesso la più semplice: diventare tutti vegetariani (come Bill Clinton,
per citarne uno). Rinunciare alle bistecche, per avere abbastanza frutta
e verdura per tutti.
martedì 4 settembre 2012
mercoledì 8 febbraio 2012
l'uomo è onnivoro?
Tutti ci insegnano fin da piccoli che l'uomo è onnivoro, cioè che è in grado di mangiare tutto ciò che è commestibile. Ma in che senso può mangiare di tutto? Nel senso che in caso di bisogno il suo organismo si adatta a digerire ogni tipo di sostanza vegetale e animale. Ma a quali costi? Qual'è il suo cibo elettivo?
Vedremo in seguito passo dopo passo in base alla struttura anatomo-chimico-biologica dell'essere umano cosa possa essere più adatto al suo organismo.
Vedremo in seguito passo dopo passo in base alla struttura anatomo-chimico-biologica dell'essere umano cosa possa essere più adatto al suo organismo.
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